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Messaggi senza risposta | Argomenti attivi Oggi è 16/07/2025, 13:41



Rispondi all’argomento  [ 2 messaggi ] 
 il Cuore di Zento 
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Veterano
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Iscritto il: 28/06/2017, 7:32
Messaggi: 869
Nel mondo incantato e pericoloso di Sosaria, dove la magia s’intreccia con l'acciaio e le alleanze sono fragili come vetro di luna, vi era un uomo noto in ogni angolo delle terre conosciute. Non un eroe, non un santo, ma Trez il Ramingo: libertino per vocazione, combina guai per talento innato, e bevitore leggendario la cui sete non conosceva pari.

La sua mira era micidiale—quando sobrio—ma la sobrietà era per lui una condizione transitoria, rara come un drago pacifista. La sua fama lo precedeva ovunque, e non sempre in modo lusinghiero.

Molti cicli lunari orsono, per una qualche impresa eroica di cui nessuno ricordava più i dettagli (né Trez stesso), lo Shogun di Zento gli aveva fatto dono di una maiko: Aiko, figlia del ricco e potente mercante Nakai. Bella come un petalo di sakura sospeso nel vento, malinconica come un haiku d'autunno.

Ma Aiko non era solo grazia, canto e danza: era anche una spadaccina letale, addestrata fin da bambina nelle arti della guerra sotto la supervisione dei migliori kenjutsu-ka del continente orientale. La sua katana, dal nome dimenticato nei racconti ma ricordato dalle cicatrici, era micidiale. Elegante nei movimenti, silenziosa nell’attacco, era temuta anche tra i samurai della guardia imperiale.

Eppure, quella donna letale che il destino aveva vestito di seta e ruolo, viveva in solitudine. Le fu assegnata una casa di legno profumato, fuori dalle mura di Zento, affacciata sul lago silenzioso. Ma il Ramingo vi appariva raramente. Aiko, dallo shoji socchiuso, lo osservava passare... ma mai fermarsi. Voci le giungevano come spade lente: Trez si intratteneva spesso alla Locanda della Luna Rossa, in compagnia di Hana, una maiko d'incredibile bellezza, la cui danza faceva tremare i cuori e dimenticare le promesse.

Non era l’unico a frequentare quel luogo: persino il Re di Trinsic, in incognito e spesso ubriaco, vi si recava per fuggire alle pressioni del trono.

Aiko, pur essendo forte, cominciò a logorarsi. Non dalla gelosia—quella era debolezza da cortigiane—ma dal vuoto. Aveva combattuto, cantato, atteso. E anche perdonato. Tempo addietro si era unita alle fate Sephrenia, negromante dalle ali nere come l’abisso, e Meriel, fata della luce dal cuore di giada. Trez, anche allora, tradì. Subì una punizione arcana e crudele, di quelle che non si raccontano. E giurò cambiamento.

Ma alle parole non seguirono i fatti. L’arciere tornò ai boccali, ai sorrisi fugaci, alle promesse disattese.

Fu allora che Aiko, ancora una volta, ma con l'onore ferito, si recò da suo padre. Nakai, nel suo padiglione profumato, tra pennelli e porcellane, la accolse come solo un padre può. L’ascoltò, la coccolò, poi, accarezzandosi la lunga barba d’argento, disse:

"Un’idea ce l’ho. Ma va discussa con lo Shogun di Zento... e forse coinvolgerà anche altre città. Potrebbe mettere fine a certe libertà. Oppure... rivelare il vero cuore di un uomo."

Si sussurra che Nakai e lo Shogun stessero valutando un piano senza precedenti: distruggere tutte le locande del piacere di Sosaria. Radere al suolo quei luoghi di perdizione che, con il pretesto della bellezza e del canto, avevano corrotto guerrieri, nobili, e perfino re. Era in corso un'alleanza segreta tra Zento, Cove, Britain e forse persino Trinsic: una crociata della purezza per spegnere il desiderio e restaurare l’onore, la disciplina e l’ordine antico.

L’idea era audace. Forse folle. Ma nella follia, a volte, si nasconde la giustizia.

E in quell’aria carica di decisioni, l’eco delle risate del Ramingo, un tempo libere e ubriache, cominciò a spegnersi. Quando tornò a casa da Aiko, trovò le porte chiuse... e un messaggio inciso sul legno:

"Il cuore non si conquista con l’arco. Ma con la presenza."

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02/07/2025, 13:48
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Veterano
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Iscritto il: 30/11/2020, 18:04
Messaggi: 183
La Locanda della Luna Rossa era nascosta tra i vicoli di Zento, una città sospesa tra il sogno e il ricordo. Ogni notte, tra le sue lanterne cremisi e il profumo di tè al gelsomino, le maiko danzavano con grazia antica, portando con sé storie sussurrate da generazioni di viaggiatori.
Tra gli ospiti abituali della locanda vi era Trez il Ramingo, un uomo dagli occhi segnati dal tempo, portatore di leggende e silenzi. Accanto a lui sedeva spesso Re Emme, sovrano del regno di Trinsic, in incognito, alla ricerca di redenzione o forse solo di un sorso di sakè in pace.
Ma era Aiko, la dolce Aiko, che rubava il respiro a tutti. Non era solo una maiko: era la custode di un segreto antico, l’anima della Luna Rossa stessa. Con un sorriso poteva guarire un cuore, con una parola risvegliare la tempesta.
Nella Locanda della Luna Rossa, il tempo non scorreva come altrove. Le ore si distendevano al ritmo di tamburi lontani, e i sogni dei viandanti si mescolavano al fumo delle pipe e al profumo del riso appena cotto.
Quella sera, la pioggia cadeva lenta, come se la stessa città di Zento piangesse lacrime di nostalgia. I pochi avventori rimasti erano raccolti attorno al fuoco centrale, ascoltando il suono lieve dello shamisen di Aiko. Le sue dita sottili accarezzavano le corde come se stessero raccontando una storia dimenticata dagli dei.
Trez il Ramingo fissava la fiamma, ma i suoi pensieri erano altrove. Nei suoi occhi si rifletteva un volto che non c’era più — forse una sorella, forse un amore perduto — e la canzone di Aiko sembrava conoscerne ogni sfumatura.
Seduto in ombra, Re Emme, ascoltava in silenzio, il peso del comando gli era rimasto sulla schiena come un mantello invisibile. Solo Aiko conosceva il suo vero nome, e solo a lei il re si inchinava, non come sovrano, ma come uomo.
Fu allora che le porte della locanda si aprirono con un soffio di vento gelido.
Entrò un uomo incappucciato, con una maschera bianca sul volto e una pergamena stretta nella mano. Non parlò. Solo si inchinò profondamente e posò il rotolo sul banco, davanti alla vecchia locandiera, Yasuke, che lo osservò con occhi che avevano visto troppe ere passare.
La musica di Aiko si interruppe. Trez si alzò lentamente. Re Emme posò la mano sull’elsa della spada che aveva giurato di non usare più.
Yasuke aprì la pergamena. Il suo volto, rugoso come corteccia di ciliegio, divenne di pietra.
Con voce bassa, sussurrò:
"È iniziato."
Trez il Ramingo si fece avanti per primo, i passi lenti ma decisi, come chi conosce troppo bene il suono della guerra. Si fermò accanto a Yasuke, scrutando la pergamena. I suoi occhi, abituati a leggere mappe e codici cifrati, scorrevano ora su un testo vergato in inchiostro vermiglio.
Le parole erano semplici, ma antiche. Un avvertimento. O forse… un richiamo.
“Quando la seconda luna si spezzerà,
la chiave della notte sarà cercata.
Il sigillo vacilla.
La Soglia si riapre.
I Guardiani sono stati convocati.”
Trez si voltò verso Re Emme, il cui sguardo era fisso su Aiko.
— “Chi ha scritto questo?” chiese il Re, la voce bassa come un tuono lontano.
La vecchia Yasuke si limitò a scuotere il capo.
— “Non lo so. Ma la calligrafia è quella dei Senzafaccia.”
Un brivido attraversò la stanza.
I Senzafaccia. Esseri fuori dal tempo, né vivi né morti, né umani né spiriti. Custodi di segreti dimenticati, e araldi di ciò che non dovrebbe mai tornare. Se davvero avevano parlato, allora qualcosa di immenso si stava muovendo.
Aiko, che fino a quel momento era rimasta immobile, si alzò. I suoi occhi — limpidi, ma profondi come abissi — si posarono sulla pergamena. La osservò un attimo. Poi parlò, per la prima volta quella notte:
— “La chiave… la cercano. Ma la chiave… sono io.”
Trez sussultò. Re Emme impallidì. Yasuke chiuse gli occhi, come se avesse previsto tutto da anni.
Ma Aiko non tremava.
— “Sono nata nella notte della seconda luna, e porto dentro di me il canto del sigillo. Mio padre era uno degli ultimi Guardiani. Mia madre… non era di questo mondo.”
Nel silenzio che seguì, fuori la pioggia cessò. Un tuono si udì in lontananza, poi un altro. Ma non era un temporale.
Era un ritorno.
Dai cieli sopra Zento, una fenditura si aprì tra le nuvole. Come una ferita luminosa, spezzava la notte. E da essa, una voce — profonda, disumana — risuonò nell’aria:
“Restituiteci la chiave. Oppure guardate la vostra luna cadere.”Tutti uscirono dalla locanda. E là, alta sopra le montagne, la seconda luna — che per secoli era stata simbolo di pace — si incrinava, lentamente, come una coppa di porcellana…

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Re di Trinsic - Guild Master HL


08/07/2025, 20:49
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