sentenza
Junior
Iscritto il: 18/01/2025, 18:16 Messaggi: 38
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Yew non è solo una città. È un cuore oscuro che batte sotto un manto di foglie e rovi, dove la natura selvaggia non chiede permesso e gli alberi sussurrano verità che pochi osano ascoltare. Come un mago recluso, tra le ombre dei boschi antichi, ho scavato il mio posto nel mondo. La mia capanna, un ammasso di legno storto e rune incise a fatica, si erge al confine di una radura dove la luce del sole lotta per penetrare. Ogni alba, il bosco si sveglia con un lamento: il vento che graffia i rami, i corvi che gracchiano profezie. Amo questa terra, ma non è gentile. I sentieri di Yew sono vene di un corpo vivo e crudele, che dona e prende senza preavviso. Raccogliendo erbe per le mie pozioni, sento gli occhi della foresta su di me: lupi nascosti, spiriti irrequieti, o forse qualcosa di più antico, che dorme sotto le radici. Una notte, seguendo un bagliore innaturale, ho trovato una radura proibita. L’aria era densa, il terreno pulsava come un cuore. Ombre danzavano senza fonte, e un sussurro mi ha sfiorato l’anima: “Resta, o vattene per sempre.” Non ho risposto, ma il mio bastone tremava. Da allora, porto con me un frammento di quella paura, un promemoria che Yew non si piega a nessuno, nemmeno a un mago. Eppure, vivo alla grande, a modo mio. Qui, la solitudine è un’alleata. Quando non intreccio incantesimi o decifro pergamene logore, mi siedo su una roccia coperta di muschio, ascoltando il ruscello che mormora segreti di morte e rinascita. A volte, con un gesto arcano, faccio sbocciare fiori neri, solo per ricordare alla foresta che anch’io conosco l’oscurità. Gli abitanti di Yew mi evitano, sussurrano che parlo con cose che non dovrebbero rispondere. Ma questo bosco è la mia forza, il mio maestro spietato. È un luogo che ti spezza o ti forgia, e io, Geremia, sono ancora qui, intrecciato alle sue ombre. Che Yew mi tenga, finché il suo cuore oscuro lo vorrà.
_________________ -Sentenza--Geremia-
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Trez
Veterano
Iscritto il: 28/06/2017, 7:32 Messaggi: 841
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Nel fitto Bosco di Yew, dove la luce del sole fatica a penetrare tra i rami secolari e le fronde dense, dimora una figura solitaria e misteriosa: il mago Geremia. La sua torre, nascosta tra le nebbie e i rovi, è fatta di pietra antica, avvolta da viti selvatiche e profumata di incenso e di erbe essiccate. Di giorno vaga per i sentieri silenziosi del bosco, raccogliendo radici rare e fiori notturni per le sue pozioni. Di notte, la sua finestra emana una tenue luce blu, mentre egli sfoglia polverosi tomi di arcani dimenticati.
Trez il Ramingo, viandante delle terre di Sosaria, conosce bene quei sentieri. Più volte ha incrociato segni della presenza del mago: un cerchio di funghi cresciuti in una notte, alberi che sembrano sussurrare nomi, o la strana sensazione di essere osservato quando non c’è anima viva nei paraggi.
Geremia sembra giovane, con occhi vividi e passo leggero, ma Trez sa che l’età di un mago non si misura in anni visibili. Qualche volta ha lanciato sfide sottili, domande in codice, o lasciato piccoli indizi lungo i sentieri, sperando di provocare una risposta. E talvolta, il bosco ha risposto: un corvo che lo segue per ore, un sasso che brilla sotto la luna, un sussurro nel vento che porta il suo nome.
È da temere, quel mago? Trez non lo sa. Non ancora. Ma una cosa è certa: nel Bosco di Yew nulla è come sembra, e chi vi abita… ancora meno.
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